articolo del dott. Alberto Fiorito
Può sembrare paradossale che un subacqueo immerso in un "mare" di acqua soffra di disidratazione e invece non solo questa possibilità è reale, ma rappresenta uno dei fattori di rischio più importanti per questa attività. Vediamo perché.
Il corretto rifornimento di liquidi al corpo è importante per diverse ragioni. Intanto sappiamo tutti che siamo fatti per almeno il 70% di acqua, quindi è naturale che questa debba essere rimpiazzata costantemente. Anche perché molte sono le vie con cui quest'acqua si perde. La perdiamo con le feci, con le urine, con la sudorazione, sia quella evidente che quella cosiddetta insensibile, con le perdite di sangue, (mestruazioni), ed infine con la respirazione. Si tratta di grandi quantità che si avvicinano ai tre - quattro litri al giorno, in funzione anche delle condizioni climatiche. L'introito è invece rappresentato dai liquidi che ingeriamo e da quelli contenuti nei cibi solidi. Un apporto ideale dovrebbe aggirarsi intorno ai due litri al giorno per la parte di liquidi, mentre la restante quantità è fornita dai cibi: tra questi, quelli crudi apportano una dose maggiore di acqua rispetto a quelli cotti. Per ciò che riguarda le acque, quelle meno mineralizzate forniscono un vantaggio maggiore rispetto a quelle ricche di sali minerali. La disidratazione è dunque causata in primo luogo da un apporto non corretto. Poi c'è un eccessivo consumo. Questo è dovuto a sudorazione più abbondante, (tipica d'estate), sforzo fisico, esposizione a clima secco, (aria condizionata), che aumenta la quota persa con la sudorazione insensibile, ed a tutte le alterazioni fisiologiche che comportano la perdita di liquidi: vomito, diarrea, malattie febbrili. I compartimenti del corpo che più soffrono delle conseguenze della disidratazione sono le cellule, che devono mantenere un costante livello di acqua per poter funzionare correttamente. È per questo motivo che l'idratazione cellulare è privilegiata rispetto a tutti gli altri distretti. Se c'è poca acqua nel corpo questa verrà sottratta al sangue, agli spazi intercellulari, ai tessuti meno importanti, per favorire l'apporto di acqua alle cellule. Anche i tessuti più nobili saranno privilegiati rispetto a quelli meno importanti per la sicurezza del corpo. Le conseguenze fisiologiche della disidratazione sono importanti. Il sangue si addensa, diventa più viscoso e questo rende più difficoltosa la circolazione e più gravoso il lavoro del cuore. Ma il sangue non è solo il mezzo per portare ossigeno alle cellule: è anche il sistema di pulizia, il drenante che porta via le tossine e gli eccessi minerali. Porta via, lo sappiamo, anche l'azoto, per cui una circolazione più difficile comporta necessariamente una eliminazione dell'inerte più lenta, con tutto quello che può significare questo per un subacqueo. Attenzione dunque ad idratarsi correttamente e a non perdere troppi liquidi laddove possiamo controllare. Idratarsi correttamente non vuol dire, però, ingollare due litri d'acqua prima di immergersi: non serve a nulla. Il migliore rifornimento di liquidi è quello che avviene quotidianamente, con piccole quantità per volta, preferibilmente lontano dai pasti, utilizzando un'acqua oligominerale o minimamente mineralizzata, succhi di frutta o centrifugati. Possiamo intervenire sulle perdite evitando l'assunzione di sostanze che provocano perdite di liquidi, come caffè, alcol, cibi particolarmente salati; evitando lunghe esposizioni ad aria condizionata, umidificando gli ambienti di vita in caso di clima particolarmente secco. Il tutto non nelle immediate vicinanze dell'immersione, ma come corretto stile di vita. Ne trarrà beneficio la salute in generale e la sicurezza dell'immersione.
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