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Immagine del redattoreGherardo Biolla

Grotta dei Fontanazzi!


La grotta dei Fontanazzi, si trova a metà strada fra i centri di Solagna e San Nazario ed è situata entro i confini amministrativi del Comune di Solagna. 

Nome della cavità: Grotta dei Fontanazzi

Long.: 0° 45' 04",8

Lat.: 45° 49' 53"

Quota: 127

Numero catasto: 2243 V VI

Sviluppo: Spaziale: 1003 m., dislivello -44 m.

Rilievo: G.G.G. Valstagna

L'immersione:

Ci si immerge nella galleria iniziale che è lunga una decina di metri. Si sprofonda quindi attraverso una larga fessura laterale fino a -6 metri e si incontra la prima strettoia abbastanza agevole da superare. Da -6 si passa a -9 m attraverso una seconda strettoia e quindi si arriva a -12 dopo un breve percorso orizzontale. Qui si apre la Breccia del GGG, una stretta fessura triangolare verticale. Prima degli allargamenti era necessario togliersi le bombole per attraversarla. Attraverso la Breccia si percorre una fessura verticale lunga 6 metri. Si arriva quindi nella condotta principale alla profondità di -18 m. La galleria si dirige grossomodo verso Cima Grappa. La profondità è quasi costante. La galleria è larga circa 10 metri e alta 2 e presenta bellissime forme di erosione. Dopo 60 metri si arriva a una grande frana con massi di enormi proporzioni. La frana offre un panorama apocalittico: il colore bianchissimo dei massi crollati più recentemente contrasta con quello grigiastro o scuro di quelli più antichi.È una zona pericolosa perchè i crolli continuano. È ancora più pericolosa quando si passa perchè il gorgoglio delle bolle emesse dagli erogatori muove materiale dal soffitto. La frana è lunga circa 50, metri e percorrendola si risale fino a -9 m. Alla fine della frana si incontra il bivio del Ramo di Destra, che dopo 100 metri di percorso si ricongiunge al Ramo Principale. Dopo la frana, sia il Ramo di Destra che il Ramo Principale, rimangono molto ampi, con misure medie di mt 10X4.Partendo dalla frana e percorrendo il Ramo di Destra, dopo 70 m, sulla destra si apre il Ramo Nuovo, che comincia da una bellissima saletta decorata da dei denti di roccia pendenti dal soffitto e sabbie sul fondo. Per proseguire si deve rimuovere la sabbia sul fondo. Dietro una lama di roccia la grotta continua in direzione sud. Si risale da -20 m a -13 attraverso una condotta di sezione ellittica larga 2-3 metri e quindi si riprende a scendere fino a -19 metri ... Continuando per il Ramo Principale, si arriva, dopo una strettoia alla grande sala interna, e la grotta prosegue verso l'alto.


Le Esplorazioni:

Convinti, o quantomeno speranzosi, di trovare il laghetto interno dei Fontanazzi, gli speleologi del G.G.G. effettuano la prima esplorazione l'8 novembre 1983. Si presentano davanti alla grotta attrezzati con un gommone, caschi speleo con illuminazione a carburo e stivali in gomma. Per ogni evenienza Ennio Lazzarotto, da poco brevettato sommozzatore, si è portato le bombole e la muta.

Solagna: Esplorazione Fontanazzi.Componenti: E. Lazzarotto, B. Meneghini, A. Pontarollo, F. Zonta, M. Arduino. Alle 10.00 ci troviamo davanti all'ingresso dei Fontanazzi. Emittente di rilievo del Massiccio del Grappa. La cavità si presenta subito nella sua parte iniziale con acqua, sembra però che non sia sifonata. Pompiamo il canotto, Adriano con l'equipaggiamento speleo entra, ma scostati alcuni bidoni ci dà la triste notizia che la cavità sifona subito. A questo punto, con l'equipaggiamento da speleo sub entra in acqua Ennio con il filo d'Arianna tenta di esplorare la cavità. Nella fase di immersione con il pinnaggio fatto, procura una doccia fuori stagione a Adriano. La grotta sifona forte e sprofonda in una diaclasi alta circa 8 metri. A 5 metri presenta un allargamento in corrispondenza di uno strato, poi di nuovo sprofonda. Vengono esplorati alcuni cunicoli stretti da rendere difficoltoso il passaggio con addosso l'autorespiratore, ma la coscienza sub non spinge Ennio a proseguire da solo, anche se contrasta con la sua indole. L'acqua è limpida e i sassi sul fondo levigati. Dopo 20 minuti di esplorazione riemerge e mentre si toglie il suo equipaggiamento, Adriano e Bruno fanno una battuta nella zona circostante, con però scarse novità. RELATORE Ennio LAZZAROTTO: Ennio, dopo un'altra immersione effettuata fino alla profondità di -12, scopre il carattere esclusivamente subacqueo della grotta, e se ne esce con il primo rilievo. L'anno seguente la cavità è presentata al Catasto Regionale delle Grotte del Veneto. Segue un lungo periodo di stasi, finchè, nel 1986, Ennio Lazzarotto e Lorenzo Gasparini non decidono di riprendere le esplorazioni subacquee. La nuova stagione esplorativa comincia male:

12.10.1986 - Grotta dei Fontanazzi...... abbiamo esplorato la grotta molto accuratamente nella sua parte percorribile, abbiamo visto un laminatoio con una frana dove sembra si possa scavare. All'uscita Ennio si ferisce al ginocchio per colpa di una bottiglia rotta, viene ricoverato all'ospedale, ne avrà per 2 mesi.... Questo incidente, avvenuto a causa delle immondizie scaricate nella grotta, avrebbe potuto costare molto più caro a Ennio. Solo per pochi millimetri non si è procurato un taglio al tendine che lo avrebbe costretto ad una operazione chirurgica complessa e debilitante. Il fatto provoca comunque un nuovo arresto delle esplorazioni, che riprenderanno solo nel giugno dell'anno seguente.

14.06.1987 ... a -12 c'è una strettoia che sembra allargarsi sul fondo, per passare bisognerà rompere.....

05.07.1987 Proseguiamo i lavori di scavo, Ennio dice che si può già passare, io ci ho provato, ma non ci sono riuscito, c'è ancora da lavorare. Si comincia la dura disostruzione di questa famigerata fessura, che viene battezzata "Breccia del GGG".

06.09.1987 L'acqua è molto torbida, avevamo intenzione di passare la Breccia del GGG, ma è troppo pericoloso, e poi sul fondo non si potrebbe vedere nulla. Continuiamo lo scavo con punta e mazzetta senza grossi risultati, la roccia è molto dura e non si riesce a rompere con forza. Finalmente, dopo molti sforzi si riesce a passare, e qui inizia una consuetudine piuttosto strana: ogni volta che viene scoperto una nuova parte di grotta, o un nuovo ramo, questo viene battezzato con il nome del vino usato per il brindisi che ne segue. La grotta viene ad assumere una toponomastica tutta etilica: "Caneva" è il nome che viene dato alla nuova parte scoperta.

27.09.1987 Andiamo dritti verso la breccia, riusciamo a passare, sul fondo una cavità di enormi dimensioni che si sviluppa sia verso il Brenta che verso il Grappa, è talmente grande che non riusciamo a vederne i contorni. Ennio che ha una torcia più potente, dice che verso il Grappa la galleria sembra proseguire. Brindisi a San Nazario con Fragolino e Marzemino.

21.10.1987 Posa del filo nella parte vecchia e di 5 metri nella parte nuova .... Durante le ferie invernali del 1987 viene organizzata un'intensa campagna esplorativa, un vero e proprio campo speleo, alla fine saranno esplorati 200 metri di grotta.

27.12.1987 Esplorazione della prima parte della nuova condotta nelle immediate vicinanze della Breccia del GGG.

29.12.1987 Esplorati 40 metri della condotta che si dirige verso il Grappa.  La Grotta dei Fontanazzi continua a sorprenderci. Dalla prima volta che abbiamo raggiunto la base della condotta abbiamo cambiato parecchie teorie sulla provenienza idrica dell'acquifero dei Fontanazzi. Sembra però ormai certo che la direzione assunta dalla cavità dopo questa esplorazione sia verso il Massiccio del Grappa. La condotta è grande, mai si sarebbe pensato di tali dimensioni. È pur vero comunque che tutta l'acqua che precipita sul Grappa penetra nel sottosuolo e che l'esuttore principale si stia verificando essere proprio la Grotta dei Fontanazzi.

03.01.1988 Continuano i lavori di allargamento della Breccia del GGG. ....si continua a lavorare di punta e mazzetta, con questo ritmo ci vorranno almeno 50 anni per passare in modo decente.

06.01.1988 ....piove e fa un freddo cane, ci cambiamo sotto il ponte della ferrovia, accanto al fuoco. Si parte, il passaggio della Breccia viene bene.... ci inoltriamo nella condotta ed avanziamo finchè dura il filo. La galleria prosegue nella solita direzione (60°), sembra con tendenza a risalire. Dopo una stima grossolana abbiamo percorso più di 100 metri in tutto. Lungo la galleria morfologie caotiche di sassi corrosi a spugna, diaclasi che vanno verso l'alto e camini. Verso la fine del percorso massi di crollo freschi, il gorgoglio dell'aria che esce dagli erogatori muove sospensioni dal soffitto e provoca intorbidimento dell'acqua....brindato con Nuragus di Sardegna.

10.01.1988 Rilievo

L'esplorazione comincia a spingersi bene verso l'interno della montagna. La grande frana che si apre davanti agli occhi dei due esploratori, è uno spettacolo terrificante. Grossi massi biancheggianti sembrano caduti di fresco, è una zona che viene attraversata con il cuore in gola per il timore di crolli.

24.01.1988: Arriviamo fino al limite della precedente esplorazione e proseguiamo. Il pavimento si alza, assieme alla volta, sul pavimento ci sono massi caduti di fresco, fanno abbastanza impressione, fra i massi capita di vedere della fanghiglia. La condotta tende verso destra. Esploriamo altri 50 metri.... brindato a Campolongo con vino Rosè. A questo punto le esplorazioni si fermano per qualche mese. Nel frattempo Lorenzo e Ennio hanno avuto modo di fare la conoscenza degli speleosub elvetici che si sono resi protagonisti di memorabili esplorazioni nelle Grotte di Oliero e al Subiolo. Il contatto con questi grandi esploratori porta a una nuova consapevolezza per quanto riguarda i rischi connessi all'immersione sotterranea e alle tecniche necessarie per scongiurarli. Le attrezzature finora usate dai nostri speleosub sono semplicemente da suicidio, in caso di incidente non offrono alcuna possibilità di salvezza. Questa pausa, di intenso lavoro, servirà a rivedere le tecniche Quando le esplorazioni riprenderanno sarà con una nuova attrezzatura e con una nuova filosofia. Mezzi più potenti e una migliore preparazione daranno i loro frutti. Inizia l'era delle bombole separate e della potente illuminazione, più aria e più luce e nuove tecniche di progressione.

25.09.1988 ...il nuovo illuminatore è fantastico! La grotta ci rivela delle bellezze che non avevamo mai notato prima, le pareti sono lavorate in maniera incredibile. Alla base della frana c'è uno specchio di faglia enorme....è passato un anno da quando siamo riusciti a entrare nella condotta, alla Breccia una stretta di mano e un abbraccio per festeggiare.... Finora le esplorazioni sono state fatte usando un monobombola da 15 litri, con due erogatori. Le nuove tecniche prevedono l'uso di un minimo di due bombole separate in modo che se una delle due dovesse rendersi inservibile, è disponibile l'altra. Le anguste dimensioni della Breccia del GGG pongono dei problemi con la nuova attrezzatura, in particolare è impossibile attraversarla con un bibombola. È quindi necessario indossare il bibombola dopo aver attraversato la Breccia. Il nuovo sistema consiste nel partire con un monobombola sulle spalle e il bibombola in mano. Ognuno dei due sub si trascina il bibombola nella prima parte della grotta, attraversa la Breccia del GGG, entra in condotta, si toglie il monobombola e indossa il bibombola. Queste operazioni, apparentemente semplici, sono rese difficoltose dalle ristrette dimensioni della grotta e dal consistente volume di materiale da trasportare. Oltre alle bombole, in condotta, servono ingombranti naspi, cordelle metriche per i rilievi, lampade tranciafili ecc. ecc.

24.12.1988 ... indossati i bibombola affrontiamo la condotta, percorriamo 50 nuovi metri, lo sviluppo attuale sale a 310 m.

26.12.1988 ... ci immergiamo per osservare meglio la parte esplorata nella scorsa immersione.....

30.12.1988 ...percorriamo la parte già esplorata rapidamente, e quindi iniziamo l'esplorazione. Da quota -24 percorriamo altri 30 metri, fino a quota -27. A questo punto Lorenzo si sente particolarmente agitato, non riesce a proseguire, va in affanno. Lorenzo se la vede veramente brutta, facendo ricorso al sangue freddo riesce a calmarsi e a riprendere un ritmo respiratorio regolare, se l'è cavata miracolosamente.L'incidente accaduto a Lorenzo poteva essere veramente pericoloso e si può spiegare con la foga di andare avanti che lo spingeva a pinneggiare troppo intensamente, fino a perdere il controllo del respiro e cadere nell'affanno. Le immersioni cominciano ad essere piuttosto lunghe in un'acqua alla temperatura di 8-9°. Le profondità raggiunte, pur non essendo notevoli, richiedono tempi abbastanza lunghi di decompressione, a causa dei tempi di permanenza, il tutto con una misera muta umida. I due escono regolarmente dall'acqua semi-assiderati e con le labbra bloccate, tanto che riescono a malapena a parlare biascicando. Comunque le esplorazioni continuano.

08.01.1989 ...esplorati altri 30 metri di grotta, rilevata la parte esplorata la volta precedente. Lo sviluppo attuale è di 400 metri, la profondità massima raggiunta è di -33 metri.

2.01.1989 ... esplorato per 30 metri un ramo cieco, proseguiti i rilievi. Ennio ha avuto un incidente per un blocco dell'erogatore durante l'attraversamento della Breccia, finchè non è arrivato alla base della condotta ha dovuto trattenere il respiro. Un bello spavento, comunque prosegue l'immersione, per tutto il pomeriggio accusa mal di testa. Lorenzo, mentre esplorava il ramo cieco ha avvistato uno strano animale, sembra si tratti di una specie di monolistra, ma molto più grossa del normale.

29.01.1989 ...Lorenzo raggiunge in solitaria il termine del Ramo principale, cattura un esemplare della monolistra avvistata la scorsa volta. Al termine la grotta sembra risalire. Ennio esplora una nuova condotta scoperta a destra alla fine della grande frana e avanza per 20 metri.

05.03.1989 Abbiamo esplorato la condotta scoperta da Ennio la volta scorsa, dopo aver percorso 30 metri ci siamo ritrovati nella condotta principale 20 metri più indietro. Il by-pass è più largo del passaggio trovato da Ennio. Verso sinistra sembra che la galleria continui. L'acqua era torbida a causa delle recenti piogge.

12.03.1989 Si è proseguita l'esplorazione della nuova condotta: sono stati percorsi 80 metri. La condotta si presenta di sezione molto variabile e assomiglia al Ramo Principale. Andando verso destra siamo finiti in una saletta con sabbia sul fondo e sul soffitto un camino e delle bellissime stalattiti di roccia. Non abbiamo tentato di risalire il camino che ci è sembrato stretto, anche perchè l'acqua ha cominciato a intorbidirsi. La condotta si dirige parallela al Ramo Principale, si abbassa subito a -24 e poi risale a -21.

26.11.1989 Dopo molti mesi di sosta, dovuta al maltempo, siamo ancora qui. Facciamo una rapida verifica dello stato di salute del filo d'Arianna e un breve servizio fotografico.

17.12.1989 Lorenzo prosegue in solitaria l'esplorazione del Ramo di Destra, dopo 100 metri i due Rami si ricongiungono. Lorenzo però rientra per la strada dell'andata perchè non conosce le condizioni del filo nel Ramo Principale. Nel frattempo Ennio sta rilevando la parte esplorata la volta precedente. Improvvisamente uno dei due erogatori va in autoerogazione. Ennio non riesce a fermarlo e in pochi secondi si trova con una bombola vuota. Riesce a rimanere calmo e attende il ritorno di Lorenzo. Assieme ripercorrono il Ramo Principale e escono senza conseguenze gravi. Se invece delle bombole separate avessero continuato a usare i monobombola o i classici bibombola collegati, per Ennio sarebbe stata la fine.

28.12.1989 Abbiamo rilevato il percorso scoperto la volta scorsa e fatto in anteprima il giro dell'anello. Con questa immersione si chiude il primo grande ciclo esplorativo della Grotta dei Fontanazzi. Per molto tempo non saranno più fatte immersioni in questa grotta. I sub del G.G.G. si ritengono, per il momento soddisfatti del lavoro fatto, che si conclude con uno sviluppo di 700 metri alla profondità massima di -24 metri. Nei due sub si fa strada anche una certa stanchezza a ripetere sempre le stesse immersioni. I risultati raggiunti sono al limite concesso dall'attrezzatura a loro disposizione. Per continuare bisogna riattrezzarsi, trovare qualche soluzione nuova che permetta di entrare in galleria con più aria e più autonomia. Le immersioni cominciano ad essere veramente lunghe, e il problema del freddo comincia a farsi pericoloso. È necessario potersi immergere con mute stagne. Il trasporto di attrezzatura supplementare è poi reso difficile dalla ristrettezza della Breccia del GGG che pone dei limiti molto consistenti al passaggio del materiale. È impossibile portare giù in condotta un propulsore elettrico, che accelererebbe notevolmente la progressione aumentando l'autonomia d'aria. Bisogna infine tenere presente che alla fine dell'esplorazione, prima di uscire, i sommozzatori devono rifare al contrario le operazioni fatte all'andata, cioè togliersi il bibombola e indossare il monobombola, e quindi attraversare la Breccia. La delicatezza di queste operazioni costituisce un muro psicologico che di fatto limita la possibilità di proseguire. Nel lungo periodo che segue, i sommozzatori del GGG si dedicheranno ad altre imprese, ma anche alla risoluzione di questi problemi. La soluzione è una sola: allargare la Breccia


Nel frattempo la squadra sommozzatori del G.G.G. è creciuta. A Ennio Lazzarotto si aggiungono Antonio Secco, Alberto Bellot e Paolo Ferronato. Lorenzo Gasparini invece si ritira dalle immersioni anche se continua a seguire gli amici. Sceltosi un ruolo più propriamente tecnico, Lorenzo continua a lavorare alla risoluzione del problema Breccia. Una possibile soluzione sarebbe quella di impiegare delle speciali resine, utilizzabili in acqua, che essicandosi si espandono sviluppando una enorme forza, capace di spezzare la roccia. Per utilizzare queste resine è però indispensabile effettuare dei fori nella roccia. Non si può certo portare a questo scopo un trapano elettrico a 220 V sott'acqua, per l'evidente rischio. Una delle più recenti e importanti rivoluzioni nella speleologia è stata l'introduzione del trapano a batteria a 24V. Nasce l'idea di utilizzarlo anche sott'acqua visto che una eventuale fuga di corrente a 24V non sarebbe pericolosa per gli operatori. Si pone il problema di scafandrarlo in modo da impedirne il contatto con l'acqua. Scartata l'ipotesi di uno scafandro rigido ci si orienta verso una specie di muta stagna floscia. Il trapano viene racchiuso in uno scafandro fatto con una camera d'aria. All'interno dello scafandro viene insufflata aria compressa dall'esterno della grotta, con la funzione di tenere lo scafandro vuoto dall'acqua e il trapano raffreddato. Il trapano lavora quindi in una vera e propria campana. Fin dalle prime sperimentazioni la nuova invenzione funziona. Si apre così la nuova stagione esplorativa, che comincia con una lunga serie di immersioni di lavoro per allargare la Breccia del GGG. 26.09.1992, 01.10.1992, 19.11.1992 lavori di allargamento della Breccia 10.01.1993, 31.01.1993, 27.03.1993 continuano i lavori di allargamento, si cominciano a vedere i primi risultati. 03.04.1993 ...Il lavoro da risultati molto proficui, tanto che Ennio Lazzarotto e Antonio Secco, alla fine della disostruzione, riescono a passare senza bisogno di levarsi il gruppo bombole dalle spalle... 24.04.1993, 09.05.1993, 16.05.1993 ...sistemazione fili lesionati... 23.05.93 ... Secco e Bellot esplorano la saletta del Ramo di Destra. Percorsi i primi 20 metri conosciuti, riescono a trovare una possibile continuazione della saletta, anche se questa è posta su fondo sabbioso.... raccolta della sabbia per farla analizzare.... 30.05.1993 ...provata la progressione con relè, catturato un esemplare di monolistra per la classificazione.... 04.07.1993 ...Ennio e Antonio partono per l'esplorazione usando un relè da 10 litri. Antonio davanti e Ennio dietro per il rilievo. Il primo ha problemi con l'erogatore che gli fa acqua ritardando un po' l'avanzamento. Ad ogni modo il relè viene abbandonato sulla sommità della frana permettendo una più agevole progressione. Si arriva in fondo alla saletta del Ramo di Destra, si trova un passaggio un po' stretto che viene chiamato "Bocca dello squalo", perchè ci assomiglia particolarmente e si risale su una duna di sabbia da -20 metri fino alla profondità di -13 metri. Si trova un'altra salettina che termina con un passaggio stretto tra massi. Passato questo si imbocca un condotto di forma ellittica sino alla profondità di -18,8 metri. Il condotto continua quasi in piano. Sono stati stesi 70 metri di filo. Al ritorno, a causa della presenza di sabbia nella condotta nella seconda saletta, si verifica una brusca riduzione della visibilità. Il nuovo ramo si presenta torbido, stretto e poco invitante. Nella parte finale la condotta diventa più pulita e si percepisce corrente. Dalla sovrapposizione del rilievo con la planimetria esterna risulta che siamo nella zona della Sorgente Sud dei Fontanazzi. Le prospettive di continuazione non sembrano essere in questa direzione. Decidiamo di continuare le ricerche verso la parte finale della grotta, la prosecuzione viene trovata proprio qui. A partire dalla metà del 94 e per tutto il 95, dopo una lunga serie di immersioni sono aggiunte nuove centinaia di metri di sviluppo e ci troviamo ad una profondità di -34,5 metri. Nel frattempo la grotta dei Fontanazzi è diventata famosa. Sono molti gli speleosub e i sub che vengono a visitarla. Cominciamo a sentire la responsabilità di mantenerla in buone condizioni di sicurezza per quanto riguarda il filo d'Arianna e siamo spesso costretti a sacrificare delle immersioni a questo scopo. Ci concediamo anche una pausa per realizzare dei servizi fotografici e dei filmati. Le esplorazioni comunque proseguono anche nel 96, si tenta anche di utilizzare uno scooter come fanno i nostri colleghi svizzeri a Oliero. I risultati sono disastrosi. Per condurre lo scooter è necessario mantenersi ad una certa distanza dal fondo e poichè la condotta dei Fontanazzi, casualmente, è piuttosto bassa è impossibile guidarlo senza sbattere o impigliarsi in ogni più piccola sporgenza. Le esplorazioni continuano con il solito metodo: pinneggiando, con calma e senza mai azzardare. A metà marzo del 97 la grotta finisce. Ci blocchiamo dopo aver esplorato un pozzo che si ferma, ovvero diventa impercorribile alla profondità di -44 metri. È molto difficile accettare che una grotta simile si fermi così. Per tutto il resto del 1997, tutto il 1998 e fino a settembre 1999 si tenta caparbiamente e disperatamente di trovare una prosecuzione nel tormentatissimo ramo finale e nelle zone esplorate in precedenza, esaminando ogni più insignificante fessura, ma senza esito. Per motivi pratici, politici e patetici, nel settembre del 1999 ritorniamo nel ramo della Bocca dello Squalo. Riusciamo a rilevare 65 nuovi metri di grotta, mentre Alberto Cavedon esplora la parte finale della condotta che si caratterizza per il suo biancore, per la presenza di corrente e di ciottoli levigati. Alberto trova anche i resti di un manufatto ed è convinto di trovarsi sotto la Sorgente Sud dei Fontanazzi. Durante un'immersione successiva avvenuta nel mese di marzo 2000, un osservatore presente all'esterno della Sorgente Sud ha potuto osservare la fuoriuscita di bolle d'aria, il chè conferma le convinzioni di Alberto. Per la terza volta nella sua storia esplorativa, la Grotta dei Fontanazzi sembra fermarsi. Le esplorazioni comunque continuano alla ricerca di una fessura, di un particolare non notato prima, di un passaggio da disostruire, proprio come si fa nella speleologia senza autorespiratore. Alla lunga questa grotta ha sempre premiato la nostra costanza e speriamo che accada anche questa volta.

Negli anni successivi le esplorazioni sono continuate riuscendo a forzare i passaggi, ad oggi si è superata la profondità di 120 m.

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