di Cristina Freghieri
Infilarsi in fori e strettoie buie per approdare a gallerie scavate nel cuore delle montagne dove la luce del sole non può arrivare. Penetrare un mondo dove non ci sono quasi mai forme di vita, solo l’acqua che scorre nella stessa direzione creando spazi e disegni rocciosi con il suo movimento ripetitivo e spesso aggressivo, per lo speleosubacqueo è un richiamo catalizzante.
Conoscere e gestire l’attrezzatura necessaria per avventurarsi in luoghi nascosti e spesso sconosciuti a molti è determinante come la consapevolezza che esplorare le viscere della terra occorre equilibrio psicofisico, conoscenza dell’ambiente estremo, dei sistemi tecnici operativi, una reale consapevolezza delle proprie capacità e cautela. Disorientante e contemporaneamente aggressiva, la grotta, sviluppa un richiamo viscerale sull'uomo, pretendendo un costante rispetto che ripaga con la sua straordinaria bellezza. Sovente, non facilmente accessibile da un punto di vista logistico, richiede da parte dello speleosubacqueo una grande dose di entusiasmo per affrontare le fatiche fisiche pre e dopo immersione.
Questo tipo di subacqueo ricerca l’esplorazione affrontando l’incognita. Spesso si immerge in solitario sviluppando un rapporto profondo con l’ambiente. Una delle condizioni sempre presente in questa tipologia di immersione è lo stress. La speleosubacquea è un’attività con un notevole coinvolgimento psicologico ed emozionale che porta ad agire, il più delle volte, in condizioni ambientali disagiate. L’ingombrante e pesante attrezzatura da trasportare in luoghi scomodi e faticosi da raggiungere, le decisioni da prendere, l’attenzione ai compagni e a se stessi, le difficoltà ambientali e i compiti da svolgere per raggiungere l’obiettivo in immersione nel rispetto della rigida regola dei terzi e la mancanza della diretta risalita in superficie per qualsiasi evenienza, sono elementi che sviluppano stress. Lo stress sappiamo che è un innalzamento della tensione fisica, chimica o psichica che sia, e portato all’eccesso può provocare stimoli dannosi con conseguenze pericolose. Alcune attività, come la speleosubacquea negli ambienti ostruiti in cui i rischi si moltiplicano, genera stress. Lo stress però può essere presente nelle nostre azioni in forma equilibrata, trasformandosi in un segnale di controllo verso le svariate situazioni, aiutando a prevenire i pericoli. E’ quel tipo di “stress amico” al quale siamo sottoposti durante azioni che richiedono la massima attenzione, come la gestione di compiti multipli in ambiente sommerso, mantenendo la concentrazione ad alti livelli. Lo “stress di punta” è quel tipo di stress che ci assale di fronte ad imprevisti ad alto livello di pericolo. Un improvviso ed eccessivo innalzamento dello “stress di punta” non supportato da conoscenza e capacità razionale pratica e decisionale, può sfociare in situazioni di panico con conseguenze drammatiche. Nella speleosubacquea, spesso, le immersioni si svolgono in acque fredde con scarsa visibilità, fattori che sviluppano una pressione psicologica e fisica cui lo speleosubacqueo è sottoposto per tutta la durata dell’immersione. A questo punto si può dire che lo stress rientra tra i normali elementi da gestire come l’attrezzatura, la situazione ambientale e la programmazione. Sappiamo che lo stress a livelli elevati potrebbe condurre a situazioni pericolose come il panico, ma con i presupposti di preparazione, esperienza e maturità da parte dello speleosubacqueo, l’elemento stress va osservato come una sorta di bilancia che mantiene l’equilibrio tra attenzione e razionalità. Conseguentemente si sviluppa un adattamento psicologico all’ambiente ostile riducendo così, la tensione sino ad annullarla migliorando le prestazioni necessarie.
Concentrazione e vigilanza ad un livello costante ed equilibrato, mantengono lo stato di “stress amico” aiutandoci a fronteggiare ipotetici problemi se non addirittura anticiparli ed evitare che sfocino in veri e seri pericoli. Mantenersi all’interno di uno stato di “stress amico” richiede regole semplici: non superare mai i propri limiti conosciuti, essere preparati ad affrontare una prestazione fisica solida, conoscere l’ambiente approcciandolo gradualmente per capire la tipologia della grotta ed un veritiero auto-ascolto interiore con se stessi.
Commenti